Romanzo di un giovane povero regia di Ettore Scola, 1995
♦ Gerusalemme liberata di Torquato Tasso
♦ I Quindici
Il laureato in lettere, trentenne disoccupato figlio unico, Vincenzo Persico (Rolando Ravello), nelle scene iniziali del film, legge al suo allievo di ripetizioni Il Combattimento di Tancredi e Clorinda (1624) tratto dalla Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.
…
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s’immerge e’l sangue avido beve;
e la veste che d’or vago trapunta
le mammelle stringea tenere e lieve,
l’empiè d’un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e’l piè le manca egro e languente.
…
– Amico, hai vinto: io ti perdon… perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l’alma sì: deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch’ogni mia colpa lave. –
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch’al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar invoglia e sforza.
Poi passa il libro all’allievo chiedogli di continuare
D’un bel pallore ha il bianco volto asperso,
come a’ gigli sarian miste viole,
e gli occhi al cielo affisa, e in lei converso
sembra per la pietate il cielo e ‘l sole;
e la man nuda e fredda alzando verso
il cavaliero in vece di parole
gli dà pegno di pace. In questa forma
passa la bella donna, e par che dorma.
Come l’alma gentile uscita ei vede,
rallenta quel vigor ch’avea raccolto;
e l’imperio di sé libero cede
al duol già fatto impetuoso e stolto,
ch’al cor si stringe e, chiusa in breve sede
la vita, empie di morte i sensi e ’l volto.
Già simile a l’estinto il vivo langue
al colore, al silenzio, a gli atti, al sangue.
Nelle scene finali quando il giudice fa una visita all’appartamento di Persico, si affaccia alla camera di Vincenzo e vengono inquadrati ‘i Quindici’ e il giudice dice “… i Quindici, ce li avevo anch’io”