Questa è la mia vita regia di Jean-Luc Godard, 1962
♦ Oeuvres completes [Opere complete] di Edgar Allan Poe
Nell’ultimo dei dodici quadri che compongono il film vediamo un ragazzo giovane (Peter Kassovitz), che dopo essersi trattenutp con Nana (Anna Karina), sta leggendo il libro di Poe e leggerà la parte finale del racconto Il ritratto ovale.
Vidi nella luce viva un dipinto che prima mi era sfuggito. Era il ritratto di una fanciulla nel pieno della sua bellezza. Guardai il dipinto un solo istante, poi chiusi gli occhi. Avevo agito quasi involontariamente per aver tempo di pensare per essere certo che la vista non mi avesse ingannato; per calmare e preparare il mio spirito a una contemplazione più calma e più sicura. Dopo qualche istante, guardai di nuovo il dipinto fissamente. Il ritratto l’ho già detto era quello di una fanciulla La testa e il busto disegnati in quello stile che in linguaggio tecnico si suol definire oleografico; più o meno alla maniera di Sully. Le braccia, il seno e gli stessi capelli luminosi si confondevano insensibilmente all’ombra vaga ma profonda che faceva da sfondo alla composizione. Come opera d’arte, era certo quanto di più perfetto ci avesse dato la pittura. Ma è probabile che non fosse né la tecnica del dipinto, né l’immortale bellezza di quel volto a impressionarmi così profondamente e così fortemente. Né potevo pensare che la mia immaginazione, uscendo dal dormiveglia, avesse riconosciuto in quel viso quello di una persona nota. Alla fine, avendo scoperto il vero motivo di quella sensazione, mi lasciai ricadere sul letto. Avevo capito che il fascino di quel dipinto era il fascino stesso della vita. Il suo riflesso più autentico. E, in verità, quelli che contemplavano il ritratto parlavano a bassa voce della sua somiglianza come di un fatto straordinario e come una prova, non meno straordinaria, del genio del pittore e del suo profondo amore per colei che vi stava dipingendo in modo così perfetto. Con il passare del tempo, però, arrivato quasi alla fine del dipinto, il pittore non volle più nessuno nello studio, perché era così preso dall’ansia del suo lavoro da non distogliere più gli occhi dalla tela, neanche per guardare il viso della moglie. Così non vide che i colori che disponeva sulla tela erano sottratti alle gote di colei che era seduta al suo fianco. Passarono le settimane e l’opera giunse quasi al termine. Ancora un tocco alla bocca, un tratto di pennello a un occhio. Lo spirito della dama palpitava come la fiamma di una lampada. Dopo l’ultimo tocco il pittore si scostò e sostò estatico di fronte all’opera che aveva finalmente terminato. Ma un istante dopo, mentre così guardava, tremò. Fu invaso dal terrore e gridò con voce tonante: “In verità, è la vita stessa!” Si voltò allora di colpo per guardare la donna amata: era morta!
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Di Edgar Allan Poe era già entrato in Librineifilm La caduta della casa degli Usher
Di Jean-Luc Godard avevo già inserito il film:
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