Tag Archives: Jean-Luc Godard

#426 – Agente Lemmy Caution: missione Alphaville

Agente Lemmy Caution: missione Alphaville regia di Jean-Luc Godard, 1965

Le grand sommeil [Il grande sonno] di Raymond Chandler
Capitale de la douleur di Paul Éluard

L’agente Lemmy Caution  (Eddie Constantine), dopo aver preso possesso della camera d’albergo si mette a leggere il libro di Chandler.

Successivamente vedremo sempre Lemmy leggere in auto il libro di Éluard, libro che poi mostrerà a Natasha (Rita Savagnone), ma lei non ha mai sentito parlare. Lemmy le dice che ci sono delle parole sottolineate e lei lo sfoglia e inizia a leggerne:

Noi viviamo nell’oblio delle nostre metamorfosi, ma quest’eco che risuona lungo tutto il giorno, quest’eco fuori dal tempo, di angoscia e di carezza… Siamo vicini o lontani dalla nostra coscienza? I tuoi occhi sono tornati da un paese arbitrario … dove nessuno ha conosciuto il significato di uno sguardo 


Di Jean-Luc Godard erano già apparsi in Librineifilm Due o tre cose che so di leiQuesta è la mia vitaBande à partIl maschio e la femmina.

Entrambi i libri sono alla prima apparizione in Librineifilm.


 

 

#416 – Il maschio e la femmina

jeaIl maschio e la femmina regia di Jean-Luc Godard, 1966

♦ Le Misanthrope [Il misantropo] di Molière

Mentre  Catherine (Catherine-Isabelle Duport), è a tavola con Paul (Jean-Pierre Léaud), gli legge alcune frasi da un volumetto, “Le Misanthrope” di Molière.

Mio amato ti vedo con il volto radioso tutto ti allieta e nulla ti è tedioso ma ai miei occhi non appare in fede mia il motivo di siffatta allegria

In altra traduzione nella prima scena del terzo atto nel dialogo fra i marchesi, Clitandro dice ad Acaste:

Noto, caro Marchese, che sei proprio contento,
Che tutto ti rallegra, che non ti turba niente.
In buona fede, credi, senza prendere abbagli,
Che sia giustificata un’aria tanto gaia?


Il regista era già apparso in Librineifilm con Due o tre cose che so di lei, Questa è la mia vita, Bande à part, mentre  il libro è alla prima apparizione in Librineifilm.


 

#400 – Bande à part

Bande à part regia di Jean-Luc Godard, 1964

Romeo and Juliet [Romeo e Giulietta] di  William Shakespeare
Odile di Raymond Queneau

Vediamo all’inizio del film Arthur (Claude Brasseur), e Frantz (Sami Frey),  mentre sono in macchina e Arthur legge un fumetto della serie Les Hommes Volants.

Al corso d’inglese l’insegnante prenderà il libro di Shakespeare e farà fare una traduzione agli allievi leggendo il seguente brano:

GIULIETTA Coraggio vattene, allora! Da qui io non me ne andrò.
Cos’è questa? Una coppa stretta tra le mani del mio fedele amore? Capisco, è stato il veleno ad accelerare la sua fine. Oh, crudele! L’hai bevuto tutto, senza neanche lasciarne una goccia amica che mi aiutasse a seguirti. Voglio baciare le tue labbra. Forse su di esse c’è ancora abbastanza veleno, capace d’uccidermi con questo conforto. Io Muoio!
Il terreno è coperto di sangue. Frugate il cimitero. Andate voialtri. E chiunque troviate, fermatelo.
Triste spettacolo! Qui giace il Conte, ucciso, e là Giulietta, nel suo sangue ancora tiepida, lei che da due giorni era stata sepolta! Coraggio, avvisate il Principe. 
Conosciamo i luoghi dove si sono svolti questi drammi. Ma è anche opportuno chiarirne le circostanze.
Mille volte più cupa.
Mille volte più cupa è la sera che perde il fulgore della tua presenza.
L’amore va incontro all’amore con l’aria felice che hanno gli scolari che escono da scuola. L’amore corre ad incontrar l’amore 
con la gioia con cui gli scolaretti fuggon dai loro libri; ma l’amore che deve separarsi dall’amore ha il volto triste degli scolaretti quando tornano a scuola…

In un momento successivo Frantz si fermerà a comprare il libro di Queneau da un venditore sul lungosenna e poi in auto con Arthur alla guida ne leggerà alcuni passi a Odile.

Anglares raccontò una storia commovente, stupida e cupa. Un signore si presenta in albergo e chiede una stanza. Era la numero 35. Scese e nel restituire la chiave disse:
Scusi non ho memoria. Ogni volta che tornerò le dirò il mio nome, signor Delouille, e lei mi ripeterà il numero della mia stanza.
Bene Signore.
Poco tempo dopo torna.
Signor Delouille
É la numero 35.
Grazie.
Un minuto dopo un signore molto agitato e ricoperto di fango, insanguinato e quasi irriconoscibile si presenta:
Signor Delouille.
Come? Il signor Delouille è appena salito.
Sono io, sono caduto dalla finestra. Il numero della stanza?


Di Jean-Luc Godard erano già entrati a far parte di Librineifilm Due o tre cose che so di lei eil film Questa è la mia vita.

La tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta appare per la terza volta in Librineifilm, mentre di Raymond Queneau era già entrato a far parte di Librineifilm con Zazie nel metrò.


 


Questa è la mia vita

Questa è la mia vita regia di Jean-Luc Godard, 1962

Oeuvres completes [Opere complete] di Edgar Allan Poe

Nell’ultimo dei dodici quadri che compongono il film vediamo un ragazzo giovane (Peter Kassovitz), che dopo essersi trattenutp con Nana (Anna Karina), sta leggendo il libro di Poe e leggerà la parte finale del racconto Il ritratto ovale.

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Vidi nella luce viva un dipinto che prima mi era sfuggito. Era il ritratto di una fanciulla nel pieno della sua bellezza. Guardai il dipinto un solo istante, poi chiusi gli occhi. Avevo agito quasi involontariamente per aver tempo di pensare per essere certo che la vista non mi avesse ingannato; per calmare e preparare il mio spirito a una contemplazione più calma e più sicura. Dopo qualche istante, guardai di nuovo il dipinto fissamente. Il ritratto l’ho già detto era quello di una fanciulla La testa e il busto disegnati in quello stile che in linguaggio tecnico si suol definire oleografico; più o meno alla maniera di Sully. Le braccia, il seno e gli  stessi capelli luminosi si confondevano insensibilmente all’ombra vaga ma profonda che faceva da sfondo alla composizione. Come opera d’arte, era certo quanto di più perfetto ci avesse dato la pittura. Ma è probabile che non fosse né la tecnica del dipinto, né l’immortale bellezza di quel volto a impressionarmi così profondamente e così fortemente. Né potevo pensare che la mia immaginazione, uscendo dal dormiveglia, avesse riconosciuto in quel viso quello di una persona nota. Alla fine, avendo scoperto il vero motivo di quella sensazione, mi lasciai ricadere sul letto. Avevo capito che il fascino di quel dipinto era il fascino stesso della vita. Il suo riflesso più autentico. E, in verità, quelli che contemplavano il ritratto parlavano a bassa  voce della sua somiglianza come di un fatto straordinario e come una prova, non meno straordinaria, del genio del pittore e del suo profondo amore per colei che vi stava dipingendo in modo così perfetto. Con il passare del tempo, però, arrivato quasi alla fine del dipinto, il pittore non volle più nessuno nello studio, perché era così preso dall’ansia del suo lavoro da non distogliere più gli occhi dalla tela, neanche per guardare il viso della moglie. Così non vide che i colori che disponeva sulla tela erano sottratti alle gote di colei che era seduta al suo fianco. Passarono le settimane e l’opera giunse quasi al termine. Ancora un tocco alla bocca, un tratto di pennello a un occhio. Lo spirito della dama palpitava come la fiamma di una lampada. Dopo l’ultimo tocco il pittore si scostò e sostò estatico di fronte all’opera che aveva finalmente terminato. Ma un istante dopo, mentre così guardava, tremò. Fu invaso dal terrore e gridò con voce tonante: “In verità, è la vita stessa!” Si voltò allora di colpo per guardare la donna amata: era morta!

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Di Edgar Allan Poe era già entrato in Librineifilm La caduta della casa degli Usher

Di Jean-Luc Godard avevo già inserito il film:

Due o tre cose che so di lei

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#138 Due o tre cose che so di lei

Due o tre cose che so di lei regia di Jean-Luc Godard, 1967

Un remède à la mélancolie [La fine del principio] di Ray Bradbury

Mentre Juliette (Marina Vlady)  e Marianne (Anny Duperey), sono a casa di Johnny (Roul Levy), fotografo americano, vediamo Marianne che sfoglia il libro di Bradbury.

Nella scena finale del film vediamo Juliette che a letto prende un libro, (non individuato) e legge i seguenti passi sottolineati dal marito:

L’uomo moderno ha un’intelligenza pratica superiore al resto della gente, che comprende la capacità di prendere decisioni e la varietà di interessi. Richardson, Bulez, Henry e compagnia hanno scoperto che nei 2589 dipendenti che lavorano per le loro società il quoziente intellettivo degli esecutivi è di 94, dei manager e dei capisquadra 78, dei tecnici e degli operai 74. L’uomo moderno è sicuro di se ma non aggressivo. L’uomo moderno riconosce i suoi problemi e ammette i suoi difetti. Non teme di dire “Non lo so”. Soltanto un uomo sicuro di se può ammettere una sconfitta.