Il federale di Luciano Salce, 1961
Canti di Giacomo Leopardi
Primo Arcovazzi (Ugo Tognazzi) ha l’incarico di portare a Roma il filosofo antifascista Emilio Bonafè (Georges Wilson), durante il viaggio mentre Primo cerca di riparare il sidecar il professore Bonafè legge, dal minuscolo libro che ha con se, l’inizio di A un vincitore nel pallone tratto dal canto V di Leopardi.
A un vincitore nel pallone
Di gloria il viso e la gioconda voce,
Garzon bennato, apprendi,
E quanto al femminile ozio sovrasti
La sudata virtude. Attendi attendi,
Magnanimo campion (s’alla veloce
Piena degli anni il tuo valor contrasti
La spoglia di tuo nome), attendi e il core
Movi ad alto desio. Te l’echeggiante
Arena e il circo, e te fremendo appella
Ai fatti illustri il popolar favore;
Te rigoglioso dell’età novella
Oggi la patria cara
Gli antichi esempi a rinnovar prepara. …
Primo come risposta recita la poesia Chi attribuendola al suo ex maestro Arcangelo Bardacci.
Chi
Chi sfidando la mitraglia
nel fragor della battaglia
all’assalto ci conduce:
e’ il mio Duce!
Chi tra fasci e bandiere
guida le camice nere
al trionfo del partito:
e’ Benito!
Chi sprezzando Francia e Albione
col germanico e il nippone
marcia verso altri destini:
e’ Mussolini!
Mentre poi sono sul mezzo dei tedeschi Primo si fa passare il libretto da Bonafè e stacca una pagina per usarla come cartina per farsi una sigaretta, la pagina contiene la poesia ‘Il passero solitario‘ .
Il professore si fumerà poi Ad Angelo Mai definendola un’opera minore
Il professore lo sentiremo poi recitare in parte L’infinito.
L’infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.
Arcovaggi vorrebbe strappare una pagina dal libretto del prof. Bonafè per farsi una sigaretta, ma il professore glielo impedisce dicendo che ‘L’infinito’ non lo strapperà mai.